Ho portato in viaggio mio figlio di 4 anni. Si può fare.



Ho portato in viaggio mio figlio di 4 anni. Si può fare. ultima modifica: 2015-08-15T20:27:01+00:00 da Camilla Montella
Ho portato mio figlio di quattro anni in viaggio quest’anno. L’ho fatto contro il parere di tutti, nonni in primis, ma l’ho fatto lo stesso e il risultato è stato inaspettato. I bambini sono molto più malleabili di quello che pensiamo e sanno divertirsi ovunque, anzi mi è venuto il sospetto che chi decide non fare mai niente coi figli (anche solo un ristorante) lo fa per pigrizia personale (sul fatto che sia faticoso siamo tutti d’accordo) mascherata da generosità verso i pargoli.

IMG_20150809_102501Ho tentato, senza presunzione e anche con un po’ di egoismo. Mi sono detta: senti, dovesse andare male, dovesse anche annoiarsi tutto il tempo, saranno solo 5 giorni su 365, non morirà. E io di questi 5 giorni ne avevo bisogno. Prima di diventare mamma ero una viaggiatrice: per tutto l’anno risparmiavo ogni centesimo, poi rompevo il porcellino e vedevo fin dove riuscivo a vedere il mondo. Negli ultimi quattro anni solo mare e montagna, mi piangeva il cuore ogni volta che mi sedevo su una sdraio in spiaggia ma l’ho fatto e, intendiamoci, lo farò ancora, solo 5 giorni delle ferie di tutto un anno ho deciso di impegnarle per un viaggio, le altre andranno in castelli di sabbia o palle di neve.

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E allora aereo per Stoccolma. Ecco magari la meta va scelta con un po’ i furbizia, per dire, il Marocco a 50 gradi ad agosto sarebbe stato un rischio inutile. Poi ho dosato bene i giorni, non tutta la fatica in uno. E vanno differenziati. Un giorno siamo andati a vedere il centro, un altro in battello fino all’isola dei vichinghi, il terzo al porto delle barche con visite in quella rompighiaccio e al museo Vasa (vascello del Seicento affondato e recuperato trecento anni dopo dagli abissi). Il quarto abbiamo preso le biciclette per girare un’intera isola-parco e l’ultimo giorno siamo andati nel quartiere che “imita” Soho e in pullman in un paesino tra i fiordi.

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Infine ho ritagliato un paio d’ore ogni giorno esclusivamente dedicate al bambino e in Svezia c’è solo l’imbarazzo della scelta. I parchi giochi sono a ogni angolo, poi c’è il villaggio di Pippi Calzelunghe, un posto magico, dove mio figlio ha giocato così tanto da uscirne sudato, pur essendoci 22 gradi. Siamo anche stati fortunati: c’era il festival di Ferragosto, con stand di giochi per bambini in tutto il centro, dalla finta mucca da mungere al castello fatto con cannucce alla torre coi cannocchiali. Colpo di culo. Ma in generale la Svezia ha un’attenzione verso i minori che è impressionante. Basti pensare che appena si scende dal battello sull’isola dei vichinghi c’è un tizio che distribuisce ai bambini palette da usare in un finto scavo archeologico per trovare “reperti” messi lì apposta.

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Il risultato del viaggio è stato sorprendente. Mai una volta mio figlio ha chiesto di rientrare in albergo, neanche quando si girava per i negozietti di “Soho”. Mai una volta ha smesso di cercare un gioco in tutto, fosse anche cercare e contare le foto con i fiori nel museo della fotografia. Mai l’ho visto annoiato, al massimo, quando era stanco, chiedeva il passeggino invece di camminare. Sempre a domandare, sempre a indicare, sempre a guardare, sempre a ridere. Siamo noi grandi a pensare che solo un castello di sabbia possa renderli felici, quando invece ho visto coi miei occhi un capriccio infinito perché voleva visitare la nave rompighiaccio. Siamo noi grandi a credere che non ce la possono fare, quando invece io a sera avevo dolori a ogni giuntura e lui saltava ancora sul letto. Siamo noi grandi a preoccuparci se non mangia all’ora prestabilita, non si trova un bagno, fa caldo, fa freddo, piove… i bambini a un certo punto dicono “fame” o “pipì” e che gli sia dia un gelato al posto della pasta o lo si metta dietro un albero invece che in un bagno non se ne accorgono neanche.

Sì, è vissuto a panini, hamburger e gelati per cinque giorni e ha pisciato dietro agli alberi. No, non è morto. Sì, si è divertito. E io sono tornata felice, che non è poco: una mamma felice, per me, rende più felice un bambino di un castello di sabbia in più.

I nonni sono viaggiatori, mamma e papà sono viaggiatori: ti auguro, cucciolo, di continuare e di vedere il triplo del mondo che ho visto io, a me l'onore di offrirti solo l'antipasto.

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4 Commenti to “Ho portato in viaggio mio figlio di 4 anni. Si può fare.”

  1. medea scrive:

    Quello che gli hai dato non è un antipasto ma sono dei pezzi di un lego che hai aggiunto a quelli già esistenti nel suo zainetto,pezzi a cui se ne aggiungeranno altri e che a poco a poco costruiranno un edificio solido,di cui questi saranno le fondamenta e i fondamenti.
    Buon lavoro Camilla e..buon viaggio Dario.

  2. lullibi scrive:

    Gentile Camilla,
    ho letto per caso e con grande interesse il tuo post perché in agosto col mio quasi 5enne e con amici con bimba di un anno più piccola andremo a Stoccolma per matrimonio di carissima amica e stavamo proprio meditando di aggiungere qualche giorno per vacanzina con i bimbi. Abbiamo chiesto alla sposa che ci ha suggerito il Parco di Pippi e la nave Vasa, mentre non abbiamo capito dover potrebbe essere l’isola dei Vichinghi (e il paesino sui fiordi). Se possibile, ti sarei estremamente grata se potessi darmi qualche dettaglio in merito.

    • Camilla Montella scrive:

      Vedrete che vi piacerà moltissimo. L’isola dei vichinghi si chiama Birka ed è raggiungibile con un traghetto che parte da Stoccolma (circa 1 ora di viaggio, ma non è un tragitto noioso, il paesaggio è bellissimo). Lì i bambini si divertono con il gioco dei finti scavi archeologici e, in generale, esplorando un’isoletta piena di sorprese e divertimenti (animali, capanne, barche…). Poi a Stoccolma c’è la grande isola parco: noi abbiamo preso le biciclette e abbiamo fatto un pomeriggio lì, con un pic-nic improvvisato. Al centro c’è anche il museo all’aperto di Skansen, con il giardino degli animali nordici e una piccola Svezia in miniatura (ma non l’abbiamo visto, il biglietto d’ingresso è piuttosto altino)

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