Sotto casa dei miei genitori c’è un giardino pubblico, che noi chiamavamo “Il Quadrato” perché l’aiuola più grande aveva quella forma. Lì giocavamo a calcio quando eravamo alle elementari, bambini e bambine insieme, ed è uno dei ricordi più belli della mia infanzia. Stavo sempre in porta, non in quanto femmina ma in quanto scarsa (ai tempi si accettava serenamente che uno fosse più bravo, era normale, senza piagnistei e senza correre da mamma a piangere. Di contro, però, giocavano sempre tutti, nessuno è mai stato escluso e ghettizzato).
Il Quadrato
Mio padre (milanista sfegatato) mi aveva regalato la maglietta di Virdis (stiamo parlando dei favolosi anni 80!) ma visto che in attacco non mi mettevano mai, mi aveva portato a casa anche quella del portiere, Galli, con tanto di guanti. Le altre femmine, Sara e Raffaella, stavano in difesa, visto che anche loro non erano Maradona e avevano il compito di “falciare” quelli bravi. Sì, capitava che facevamo anche dei bei falli, ma anche lì io non ricordo nessuno lamentarsi né ricordo risse; al massimo venivano giù le parolacce, che gustavamo una per una visto che, in quanto bambini, avevamo la proibizioni di dirle a casa.
Non c’erano le differenze di oggi tra maschi e femmine. La femmine si sporcavano di fango e i maschi non si vergognavano a giocare con le ragazze. Nessuno si poneva neanche il problema di con chi giocare: eravamo gli amici del quartiere e si giocava tutti insieme. Punto. Il primo che scendeva faceva il giro di tutti i citofoni e aspettava al Quadrato.
L’unico che era un po’ più in alto nella scala sociale era tale Marco, che possedeva il pallone di cuoio. Se lui non c’era, dovevamo arrangiarci o con quello di plastica, che si bucava puntualmente, o con quello di spugna, che alla prima pozzanghera diventava pesante come un menhir.
Due alberi da un lato e due alberi dall’altro facevano da porte, il bordo del quadrato segnava il campo e gli alberi che stavano in mezzo semplicemente si aggiravano. Quando ci si stufava di giocare a calcio, si tirava una corda tra due piante e si giocava a pallavolo. E sì, i maschi giocavano serenamente con noi che ci sentivamo come Mimì Ayuara. Alle otto di sera le mamme ci chiamavano dai balconi e risalivamo. Si lamentavano per quanto eravamo zozzi, non cagavano minimamente le nostre ginocchia sbucciate, ci lanciavano in vasca e ci aspettavano per la cena.
Adesso Il Quadrato è deserto, abbandonato per il parco nuovo più grande, e bambini e bambine non si mischiano più. Che tristezza.
Anna per natale e vero che vorresti il gioco delle unghia
Caro babbo natale io voglio il gioco per la play station e le figurine calciatori
Se hai fatto il bravo tutto l’anno ti porteró quello che mi hai chiesto
I produttori di giocattoli, intanto, diversificano sempre di pi la propria offerta a seconda che i destinatari siano maschi o femmine.