Madre killer Columbine racconta: potevo pregare solo per la sua morte



Madre killer Columbine racconta: potevo pregare solo per la sua morte ultima modifica: 2016-02-16T12:41:26+00:00 da Camilla Montella
New York, 15 feb. (AdnKronos/Washington Post) - Mentre le altri madri pregavano per la salvezza dei figli, io potevo solo sperare "nella sua morte". A 17 anni dal massacro nella scuola di Columbine, che segnò la storia americana e fu la prima di una serie infinite di sparatorie di massa, la madre di Dylan Kebold ha scelto di raccontare in un libro il dolore e la vergogna che da allora non l'hanno più abbandonata.

"A Mother's reckoning: living in the aftermath of a tragedy" (La resa dei conti di una madre: vivere le conseguenze di una tragedia) esce nelle librerie americane e tutti i suoi proventi andranno ad una associazione per la prevenzione del suicidio.

Dylan era cresciuto in una famiglia contraria al possesso di armi, con genitori che avevano scelto per lui e il fratello Byron i nomi di poeti famosi. E i suoi genitori Sue e Tom non avevano idea di quanto stava accadendo nella sua mente.

comumb

Il libro non offre spiegazioni, ma racconta il cammino di dolore da quel tragico 20 aprile 1999 in cui furono massacrati 12 fra studenti e insegnanti, prima che Dylan e il suo complice Eric Harris si togliessero la vita. "Il terrore e l'incredulità sono sovrastanti. Il dolore di aver perso mio figlio, la vergogna per quanto ha fatto, la paura dell'odio del mondo", sono le parole che Sue scrisse nel suo diario in quegli orribili giorni.

Da allora quei sentimenti non l'hanno mai abbandonata. Vi sono stati anche pensieri di suicidio. "Vorrei che ci avesse uccisi tutti e due", disse una volta Tom parlando del figlio, esprimendo un dolore che alla fine portò anche al divorzio fra i due coniugi. Isolati dalla loro comunità, con il corpo del figlio cremato per evitare vandalismi sulla tomba, i Klebold non potevano neanche accettare offerte di cibo da parte di persone che si presentavano come amiche per tema che fossero avvelenate.

columb2

Sue scrisse lettere di condoglianze a tutte le famiglie delle vittime, ma solo due risposero. E con altre tre vi furono incontri anni dopo. Ma i coniugi dovettero affrontare 36 cause legali.

La madre dell'assassino di Columbine, che per lui aveva scelto il nome del poeta Dylan Thomas, ha annotato tutto nei suoi diari per 17 anni. Penso che mio figlio "sia stato vittima di quanto accadeva nella sua testa", afferma, spiegando di aver scelto di pubblicare il suo libro nella speranza di poter aiutare a fermare chiunque pensi di poter compiere un altro massacro o di poter offrire aiuto ad altri genitori nella sua situazione.

Scritto da

Nessun commento.

Lascia un commento

Messaggio