Mi ero dimenticata di averle dette ma adesso, viste da fuori mentre abbracciavo la mia amica in ospedale, ho capito che sono non solo molto tenere ma anche la spia di una nuova luce che le si è accesa dentro.
Certo, sono tre piccole cose nel mare di mille sentimenti più grandi, ma sono i dettagli che affascinano, alla fine
- “Oh, ma respira? Controlla un attimo”
Il bambino dormiva pacifico nella sua culla affianco al letto d’ospedale della mamma. Stava benissimo, semplicemente dormiva della grossa quindi era immobile. Tutti nella stanza chiacchieravano ma la mamma un occhio alla culla continuava a darlo e ogni tanto diceva alla persona più vicina: “Respira? Guarda un po’, metti la mano”.
E’ la spia di una delle nuove luci accese: ti devo proteggere, adesso. In realtà anche nella pancia un bimbo va protetto, ma soprattutto alla prima gravidanza non se ne ha la percezione. Poi esce e parte lo tsunami dell’amore, che porta con sé anche le onde della protezione, dell’ansia e dell’ improvvisa presa di coscienza che non sei onnipotente per proteggerlo. Ci sta, per un po’ chiunque passerà da quella stanza, fosse anche quello che cambia gli asciugamani, avrà l’obbligo di mettere la mano sul petto del bambino!
- “Puoi prenderlo in braccio, se vuoi” (ma anche no)
E' una cosa che va detta, lo sappiamo tutte. Almeno il gesto va fatto. Amici e parenti vengono a trovarti in ospedale, non puoi essere così cafona da non dire “Puoi prenderlo in braccio se vuoi”. “Sicura?”, ti chiedono. E lì comincia, selvaggia, la lotta tra l’affetto per i tuoi amici che sai ci metteranno tutta l’attenzione possibile e la nuova belva che sta crescendo in te. Se alla fine qualcuno lo prende, la neomamma non gli staccherà mai gli occhi di dosso e il temerario sentirà il suo fiato sul collo come un Setter inglese col muso nella tana della volpe. Mai, neanche al colloquio di lavoro della vita, il malcapitato avrà sentito tanta ansia da prestazione. Appena resosene conto, rimetterà giù il pargolo come se l'avessero beccato a mettere una mano sulla cornice della Gioconda al Louvre.
- “Ma come faceva a starmi nella pancia?”
In effetti a guardare i neonati sembra impossibile, anche a pensare agli incastri di Tetris tra braccia e gambe, non lo diresti mai. Ma per una neomamma ha un significato in più. Non sono più uno, lei e suo figlio, sono due. E la realtà lo mostra con un’iperbole di dimensioni, con una prospettiva a incastro. Le gambe con cui camminerà per la strada della vita sono le sue, adesso ne hai la percezione: tu puoi aiutarlo con tutto il cuore, puoi essere lì affianco, ma siete due persone. E capire questo è il vero gesto di amore e generosità di una mamma
Sono stati tre particolari a profumare l’aria della stanza della mia amica neomamma. Certo, avrei potuto raccontare del grande amore che ho sentito, ma è dalle piccole cose che si vede la primavera sbocciare.
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