Qualche giorno fa ho portato mio figlio a teatro e alla fine dello spettacolo c'era un piccolo laboratorio. Niente di che: c'erano tanti materiali diversi per terra e i bambini potevano usare quelli che volevano per decorare dei guanti di cartone (tema della rappresentazione).
Insomma, i bimbi si sono messi per terra e hanno iniziato a colorare, ritagliare, incollare, infiocchettare... Ognuno lavorava come riusciva: c'erano quelli precisi, quelli che si sono annoiati dopo due minuti, quelli che facevano piccole opere d'arte e quelli un po' più goffi. Mio figlio, per dire, non è un grande artista, ma si divertiva un sacco quindi bene così.
Di fronte a noi c'era un altro bimbo sui 6 anni che non era esattamente Van Gogh, ma anche lui se la spassava con le mani piene di colla. Ma la mamma no! Mica suo figlio poteva fare i guantini con decori mal attaccati o poco colorati o per niente precisi! Mica poteva non vincere il premio “Mio-figlio-è-il-più-bravo-di-tutti-potrebbe-affrescare-la-cappella-sistina”.
La mamma perfetta si è messa carponi, ha preso il lavoro del figlio e ha cominciato ad abbellirlo. Ha messo un fiocco là, ha colorato meglio la parte su, ha corretto la parte giù... Suo figlio, ormai esonerato dal lavoro, a un certo punto se n'è pure andato, ma lei era in trance agonistica e ha continuato a incollare.
Alla fine, quando tutti i bambini hanno alzato il loro lavoretto, quello del bambino aiutato dalla mamma era di gran lunga il più bello. Peccato che non l'avesse fatto lui. Cos'ha ottenuto la mamma? Perché? Fino a che punto dobbiamo spingere i nostri figli a essere sempre i migliori? Che tristezza.
La suddetta mamma al laboratorio (col figlio già andato via)
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