Fino a qualche anno fa una frase del genere sarebbe finita negli annali delle mamme più ansiose del pianeta. Al massimo avremmo potuto sentirla da quella che ha sempre avuto il terrore degli aerei e sarebbe stata snobbata come “la rompicoglioni”.
Adesso assume tutto un altro significato. Più crudo, più vero, più angosciante. L’altra sera la strage a Nizza e, prima, tutti gli altri attacchi terroristici, da Dacca a Parigi, da Bruxelles a Istanbul, e via via tutti gli altri in una scia di sangue della quale non si vede la fine.
Così oggi un'amica, che tra qualche giorno dovrà mettersi su un aereo per lavoro, mi ha scritto “Se mi succede qualcosa, se il prossimo terrorista becca me, puoi fare da mamma al mio bambino? Puoi aiutare mio marito?”. Signoreiddio.
E la cosa più angosciante è che non l'ho reputata una paranoica, ho davvero pensato alla possibilità che succedesse, dato che oltretutto va in una città “sensibile”. Ho accettato, sembra una cosa da fantascienza ma mi sono ritrovata a rispondere "sì" con tutta la serietà possibile. Poi, col cuore gonfio, ho pensato al caso inverso. Anche io viaggio, anche io per lavoro entro in palazzi istituzionali reputati “sensibili”, anche io vado ai concerti come quello che si teneva al Bataclan e anch'io, semplicemente, faccio due passi sul lungomare di sera.
Non so, forse penserò a chi chiedere di fare da mamma a mio figlio. Forse un giorno a una delle mie amiche arriverà lo stesso messaggio che ho ricevuto io. Ma non mi fermerò, non rinuncerò ad andare a cena fuori, a guardare i fuochi d'artificio sulla spiaggia, a viaggiare, a lavorare... Non rinuncerò a dire a mio figlio che quelli sbagliati sono quelli che uccidono vigliaccamente e che a noi la libertà non ce la toglie nessuno.
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