E’ andata così, sia per me che per lui, per mille motivi. Ma non è detto che il vuoto sia incolmabile. Io ho avuto un dono altrettanto prezioso: gli amici.
I miei genitori avevano un gruppo di amici con figli più o meno della mia stessa età. Ogni estate andavamo al mare insieme, ogni inverno ci dividevamo in gruppi di due famiglie e affittavamo tre o quattro case in montagna e ogni viaggio lo condividevamo. Eravamo una grande famiglia hippie, che viveva nelle stesse case o nei campeggi, mettendo tutte le tende in cerchio. E noi bambini eravamo felici. Ma felici tanto (e anche loro).
Come in tutte le famiglie ricordo anche litigi, scazzi e vacanze in cui alcuni hanno deciso di staccare un po’ e di andare a fatti loro.
Ma ricordo anche tanto amore. Io in fondo dei fratelli li ho avuti, solo non di sangue. Con alcuni ci ha diviso poi la distanza (e per distanza intendo bella grande visto che una è andata a vivere in Polinesia!), con altri neanche quella (uno vive in California ma lo vedo ogni volta che torna) e con altri non ci ha diviso niente (tra loro c’è la mia testimone di nozze).
Qualcuno mi ha chiesto se non ho paura che mio figlio soffra di solitudine da figlio unico. No. Se soffrirà di solitudine sarà perché non sarà stato capace di avere amici veri e solidi nel tempo. E io non sarò stata capace di insegnarglielo. E quello sì che mi dispiacerà: si perderebbe un tesoro inestimabile, una delle cose più belle di cui possiamo godere su questa terra. E poi anche a me piace avere una famiglia allargata coi miei amici e coi loro figli. Tante mamme, tanti papà, tanti fratelli.
Noi figli, "fratelli"
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