Joanne partorisce nel 2010, ma dal momento del suo ritorno a casa la vita da mamma le risulta difficilissima. Ha diversi problemi nell’allattamento, la bimba continua a piangere e a perdere peso. I dottori le dicono che è “piagnucolosa”, le assistenti sociali insistono che deve allattare per il bene della neonata. “Nessuno si è preoccupato di lei come persona, continuavano a insistere solo sul fatto che allattare al seno è la cosa migliore, è tutto…”, racconta il marito Chris. Di settimana in settimana la depressione post partum di Joanne peggiora e la scava da dentro.
Joanne e Emily
Chris chiede un periodo di congedo dal lavoro e cerca si stare vicino alla moglie che continua a piangere e urlare che non si sente una brava mamma e che è sicura che Emily non le voglia bene. Poi un giorno esce di casa, si sdraia sui binari del treno e non torna più.
E’ evidente che questa è una tragedia estrema, alla quale hanno contribuito tanti fattori. Però di certo ha avuto il suo peso anche questa moda di colpevolizzare subdolamente le madri che non allattano, di insistere anche quando ci sono problemi psichici o fisici.
Adesso una mamma che non allatta è considerata una merda, un’egoista, una che non è capace di sacrificarsi per il figlio, una pigra. Pare che un bambino che non abbia avuto il latte materno andrà incontro alle peggiori malattie o si sentirà poco amato. Mi mettono i brividi queste cose. Mi sembrano cose da medioevo, a metà tra la superstizione e la stupidità. E’ una caccia alle streghe fatta da mamme fanatiche e assistenti sociali ignoranti contro chi vive la maternità con la naturalezza del “faccio meglio che posso, come posso” e del “l’importante è amare mio figlio, il resto sono pippe da esaltati”.
Qualche mese fa una mia cara amica aveva i seni martoriati dai tagli e ancora c’erano assistenti che le dicevano che “doveva resistere”. Fortunatamente lei e il marito (anche dai papà talvolta ci si sente sotto pressione) sono due persone intelligenti e non si sono fatti risucchiare da questo buco nero. Se è possibile allattare, allora per carità, certo che è meglio sia per il neonato che per la mamma. Certo che è un’esperienza indimenticabile, ricordo ogni minuto di quei momenti intimi e meravigliosi. Ma se questo comporta sofferenze, allora per me vale la regola che una bambino è più felice con una mamma serena che gli dà il biberon piuttosto che con una mamma in depressione che lo nutre col suo latte.
E vengano a convincermi del contrario i vari santoni-naturisti-mammisti-allattisti per cui o si allatta o si distrugge un bambino. Vadano a dirlo a Emily che non ha più sua mamma, strappatale dalla depressione. Vadano a dirlo a tutte le altre mamme che piangono di nascosto e si vergognano di dire che non ce la fanno più ad allattare ma che continuano per senso di colpa. E vadano poi dai miei due amici, che un po’ col tiralatte e un po’ col latte in polvere stanno tirando su un bambino sano e felice perché la sua mamma può amarlo serenamente.
Allattate se potete, se non vi crea sofferenze, se non vi dà ansia da prestazione. Allattate se vi dà gioia. Altrimenti comprate un bel biberon e amate vostro figlio, che è l’unica cosa che gli serve davvero a quell’età.
PS: Io sono stata allattata per due anni e sono stata una bambina malaticcia, che si è fatta tutte le malattie, le influenze e le pertossi del mondo.
Ma stai scherzando vero? Cosa c’entra? Come puoi affiancare la depressione post partum che è gravissima all’allattamento? Ma se una si suicida e da il bibe al bimbo cosa scrivi, che doveva allattare?
Sono le parole del marito (che immagino sappia cosa dice). Poi ho specificato con chiarezza che è evidente che in questo caso drammatico si sono sommati tanti problemi e tante debolezze.
Anch’io allattata fino a 16 mesi e sono stata la bambina più cagionevole di salute che si fosse mai vista le elementari le ho fatte praticamente a casa… sempre con febbre, bronchiti & co.
Grazie con tutto il cuore!
Io non sono stata allattata eppure prendo la febbre una volta ogni 4-5 anni.